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domenica 30 giugno 2013

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del kuore mi ricordo i lividi, e il sangue ghiaccio nelle vene. L'inverno freddo e silenzioso attraversava il moto altalenante dei passi. Ed ero meno bella, meno viva, meno sfacciata. Il tempo più lento, i giorni interminabili e la vita più breve. L'acqua non lava via il sorriso. Mi alzo dal pavimento per sdraiarmi su caldi prati, niente soffitti a definire distanze dal mio sguardo. L'infinito mi abbraccia: cieli porpora e pennuti esseri che virano e planano su dolci poesie. Mentre la disperazione mi trascura, almeno per oggi. Che questo giorno non sia breve, ma al tempo stesso non sia l'ultimo. Anche se il domani dovesse chiamarsi "tempesta".

lunedì 10 giugno 2013

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il mio corpo abbandonato, su un letto dalle lenzuola umide macchiate dal mio sapore. La mia anima è lieve, si solleva e si espande, su un soffitto che riflette il vuoto. Chiacchiericci accompagnano caldi pomeriggi pigri, ma all'improvviso mi sconvolgo. Assaporo ogni insana delizia di un paradiso narratomi come l'inferno. Dopo il vizio torno alla mia altalena, sorrido innocente, salgo e scendo con gli occhi al cielo. Indosso un gonnellino leggero, sollevato dall'aria che accompagna il mio moto. Con malizia guardo chi mi circonda, quegli sguardi indiscreti che vorrebbero strapparmi la gonna. E mentre mi violentano: io mi perdo ad osservare nuvole che scorrono veloci, come scene di un cortometraggio in bianco e nero. Quanto è amaro il mio canto, sfiora le foglie trascinato dal vento, condannato a non fermarsi mai.

domenica 2 giugno 2013

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io sono inchiostro e peccato che scorre nelle vene. Sono la lacrima nera di una giovane vergine. Porto dolore dove regna la paura. Il mio sorriso è dolce; mentre vesto piccole bambole, che mi fissano con occhi morti. Scrivo lettere segrete; mentre accarezzo la mia pelle profumata, sfiorandola appena, con un dito bagnato di saliva. Questo rumore violenta i giorni, questi giorni al contrario. Oggi è domenica, dormo abbracciata al sole         senza aspettare nessuno. Ed a volte mi sembra di sentire la tua voce dolce che dice :  "ti aspettavo per il pranzo. Bentornata Marlene, è rimasto tutto come prima che tu nascessi. Sei molto stanca...siediti...vedrai...andrà tutto bene... "

domenica 26 maggio 2013

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sono quelle urla che tornano a rallentare il mio cuore. Dopo una notte insonne resto stordita dal sonno. Abbiamo fatto l'amore, ed hai consolato il mio pianto. I tuoi occhi grandi mi avvolgevano. Mi perdevo: tra i tuoi grandi seni, tra le tue cosce, tra sguardi persi nel peccato. Mi portavi lontano, dove si perdeva l'eco di quelle grida che accompagnavano la mia infanzia. Adesso vola, voglio posarmi tra bianchi cuscini mentre sciogli i capelli al vento e spieghi le ali verso un'altra luna piena.

martedì 21 maggio 2013

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ho staccato l'energia elettrica. Resto al freddo. Mi scalda l'odore del pane caldo, due candele sul tavolo, il vino amaro e un pò di fumo. Mentre il mio cuore accompagna, come una leggera litania, il silenzio verso la notte. Niente muore, tutto resiste. Basta non aprire le finestre.

lunedì 13 maggio 2013

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in fondo altro non sono sono che una puttana intellettuale: dalla carne tenera, i pensieri profondi e le fantasie infantili. La mia depravazione puoi trovarla nei miei occhi persi, tra pagine ingiallite, o nella mia lingua che affonda tra le cosce di una vergine. La mia pelle è chiara e appena la sfiori restano i lividi, non smettere di picchiarmi, preferisco il viola al pallore bianco. Solo un'ultima preghiera: suona il piano per me quando hai finito. Voglio osservarti: nuda che fai salire dolci note verso il soffitto, mentre piano asciugo il mio sangue che ha sporcato il pavimento.

domenica 12 maggio 2013

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chiudo gli occhi: mi appaiono madonne vestite di nero. Con una figlia in grembo ed un' altra in croce. Mi chiedo quale io sia: quella ancora innocente che si attacca al seno? O quella satura di peccato messa alla mercé della folla? Ho il ventre spolpato dai lupi, gli occhi dallo sguardo assente e mille petali di rose attorno. Sono la regina di un regno astratto. Dove nessuno muore mai, le figure cambiano forma consumate dal tempo e nulla più spaventa. Ho legato un fiocco rosso tra i capelli, mi fa sembrare più grande. Le bambole mi osservano adagiate su un vecchio comò di legno antico. A volte parlano, ma mai tra di loro. Non mi chiamano mai Marlene, la loro voce arriva lenta e ti avvolge. Mi chiedo quando siano morte, e come facciano a restare belle ora che il loro sangue è gelato. Buonanotte bambine. Marlene.